Altri Occhi Estate: reportage e consigli di viaggio #9: Corea del Nord
Dopo anni di isolamento, la Corea del Nord ha deciso di aprirsi al turismo occidentale. Arrivando da Pechino, si ha l’impressione di essere tornati indietro di almeno quarant’anni. Pyongyang è adagiata sulle due rive del Taedong, mentre palazzi, grattacieli e monumenti esaltano Kim Il Sung eil Partito dei Lavoratori. La città è molto pulita, il traffico scarso. Il viale della Liberazione, percorso da molti tram, ha ben sedici corsie.
L’hotel Yanggakdo è un grattacielo sul fiume con vista sulla città, ed ha al suo interno un ristorante tipico. La cucina coreana è una variante più rustica e piccante di quella cinese: il piatto nazionale è il gimchi, cavolo e peperoncino in zuppetta. Nel sottosuolo dell’hotel vi è la discoteca, il casinò e la sala per i massaggi, il tutto disponibile solo per i non coreani. Ma il miglior ristorante di Pyongyang è il National Restaurant.
Dieci chilometri fuori da Pyongyang c’è Mangyongdae, la casa natale di Kim Il Jung, dove si può capire come era la vita nella campagna coreana; poi, in direzione nord verso le montagne, c’è il meraviglioso panorama di Myohyang, dove si può pernottare al Hayngsan Hotel, tra le foreste. Da non perdere le tombe a uovo dei monaci e il Pohyon Temple, un complesso di templi buddhisti fondato nel 1042. Splendido, conservato ottimamente e ancora attivo per i fedeli, come ci racconta Lapo Baglini nel suo reportage.
Altre tappe interessanti dal punto di vista storico e politico sono i due mausolei enormi che raccolgono i regali donati dai capi di Stato di tutto il mondo a Kim Il Sung e a suo figlio, l’attuale leader, Kim Jong Il.
Molto piacevole anche Kaesong con un bel museo all’aperto, il Koryo, dal nome dell’omonima dinastia. Poco fuori città le tombe del re Kongmin su una collinetta in mezzo ai boschi, dove si può invece pernottare al Folk Hotel, un gruppo di case storiche ottocentesche.